Siamo isolati tra le nostre quattro pareti domestiche, è una misura necessaria per contenere il virus che sta mettendo a dura prova la vita di tutti. Certo è che stare in casa tutto questo tempo è un’esperienza nuova per tantissimi. Ventiquattro ore sono tante, per fortuna 6/8 ore se ne vanno via con il sonno, ma il resto del giorno che fare? Al netto degli impegni di lavoro di ciascuno (che il working sia più o meno smart), sono tante le attività suggerite, che vanno dalla lettura di un buon libro al binge watching di serie tv. Ma alla lunga anche il divano dimostra i suoi limiti e potrebbe emergere il desiderio di darsi da fare con qualcosa di concreto come mettersi a spulciare il guardaroba.
Ecco quindi dieci consigli per la manutenzione dei vostri capi costretti negli armadi ancora per un paio di settimane. Le lavanderie sono al momento tra le attività ancora aperte ma come ci ricordano da più parti seguire l’hashtag #iorestoacasa è la cosa più giusta da fare per poter tornare alla nostra quotidianità. Lindi e pinti però.
La borsa di pelle
La buttiamo da tutte le parti, graffi e macchie di pioggia segnano quella nostra appendice. In condizioni normali ce ne infischieremmo ma in questi giorni potremmo anche mettere in fila le nostre borse e provare a rimetterle a nuovo con prodotti che troviamo comodamente a casa. Con uno straccetto imbevuto di latte detergente o di latte intero si possono togliere le macchie, con quelle più ostinate si può provare con la gomma da cancellare. Il lavoro va successivamente perfezionato con una passata di panno asciutto. Per la normale manutenzione invece è consigliata la crema idratante, la stessa che usiamo per il nostro corpo (non deve contenere alcool). Sarebbe poi da rimettere nel sacchetto che la custodiva al momento dell’acquisto ma se non lo possedete più e vi date al decluttering in questi giorni, magari spunta qualche federa tipo quella del cuscino in cui riporla. Evitate la plastica: la pelle ha bisogno di respirare.
I maglioni di lana
È un attimo buttare in lavatrice un bel maglione di lana e ritrovarselo della misura della Barbie. Ora che il tempo c’è, è bene procedere con il lavaggio a mano. Riempire di acqua tiepida (più fredda che calda) e immergere il maglione con una dose di detersivo per delicati, lo shampoo per bambini nel caso del cashmere: per questa fibra in particolare, non strofinare ma soprattutto leggere con attenzione l’etichetta visto che in alcuni casi va necessariamente lavata a secco. La lana va sciacquata per bene con acqua fredda senza strizzare. Il capo andrà poi posato su un asciugamano che servirà, con delle pressioni, a togliere l’acqua in accesso. Per avere un maglioncino a prova della perfezione di Katie Holmes, occorre asciugarlo naturalmente senza appenderlo perché il rischio e di ritrovarselo sformato. A meno che non sia proprio quello il risultato sperato, per avere un’aria più ‘90s.
La seta
Se c’è un tessuto che ha bisogno di una cura particolare, è la seta. Si lava a mano in abbondante acqua fredda e il detersivo da adoperare deve essere il più neutro possibile anche per quanto riguarda il profumo. Anche qui vale la regola di non strizzare nella fase di risciacquo dove per avere un risultato eccellente si può aggiungere qualche goccia di balsamo per capelli che ne garantisce morbidezza. Come nel caso della lana, il metodo dell’asciugamano è sempre valido anche se la pressione da esercitare deve essere ancora più leggera. Qui però si può stendere regolarmente: la luce diretta del sole non è gradita.
Il velluto
Ancora più complicato da lavare è il velluto, soprattutto perché la tentazione della lavatrice è forse più forte. Prima di agire controllare la composizione: a seconda della fibra di cui è composto, andrà trattato diversamente. Gli accorgimenti sono più o meno quelli dei precedenti lavaggi a mano (sapone delicato e acqua tiepida tendente al freddo) ma forse quello a cui bisogna prestare più attenzione è il momento dell’asciugatura. Attenzione perché ogni piega potrebbe lasciare il segno: per questo via via che si asciuga bisognerebbe spazzolarlo nel verso del “pelo” anche quando il velluto è a coste. È preferibile non stirare, nel caso in cui lo si faccia, capovolgere sempre il capo. Una volta pulito e pettinato, il velluto va appeso in una gruccia e non piegato. Sarebbe un peccato vanificare tutte queste accortezze per pigrizia o sciatteria.
Le paillettes
Anche i lustrini vanno lavati, con cura però. Se mettendo a posto l’armadio spunta un scintillio che non vedete l’ora di indossare al primo party al quale vi invitano terminato l’isolamento, ricordatevi di non cedere alle lusinghe della lavatrice neanche se vi promette un lavaggio adeguato. Prima di immergere il capo di paillettes in acqua fredda, capovolgetelo dopo avere allacciato le zip e i bottoni. Per togliere gli odori come quello di sudore, per esempio, si può unire aceto all’acqua insistendo nella zona interessata per procedere poi al regolare lavaggio con detersivo delicato. Per il resto, si può procedere come indicato per la lana, tamponando le paillettes con l’asciugamano facendo attenzione a non trattare il capo bruscamente. I piccolissimi dischetti colorati e luminosi potrebbero spezzarsi e perdere colore.
Le sneakers
Per pulirle in modo adeguato, le sneakers vanno praticamente smembrate. I lacci bianchi vanno lavati a mano con acqua e sapone, un po’ di sgrassatore per le macchie più difficili. Tuttavia per avere un risultato perfetto e brillante, il suggerimento è un’immersione in acqua calda e bicarbonato. Se si può, togliere la suola interna e lavarla separatamente: il bicarbonato in questo caso servirà per togliere i cattivi odori. Anche la parte esterna va trattata con cautela. A seconda del materiale con cui sono fatte, vanno lustrate o con un panno (in caso di tessuto elastico o nylon) o con uno spazzolino da denti usato (se le scarpe sono in pelle): in entrambi i casi acqua e sapone di marsiglia vanno bene. Se ci sono macchie o ombre che non se ne vanno c’è un’ulteriore arma da sguainare: il detersivo per piatti. Più che il lavaggio, è importante l’asciugatura: le sneakers devono prendere quanta più aria possibile (aprire bene la linguetta) quindi non devono stare in prossimità di fonti di calore o alla luce diretta del sole.
Rinforzare i bottoni
Quale momento migliore di questo per assicurare i bottoni ai nostri vestiti? Tra tutte le faccende domestiche, questa è forse quella più procrastinata. Una pigrizia che si paga ogni volta che quando ci si allaccia qualcosa non si trova nulla da infilare nell’asola. Se nei casi più fortunati, il bottone è solo lento oppure è stato recuperato prima di perderlo per sempre, con ago e filo e un po’ di pazienza si può risolvere la questione. Tra i trucchi per rendere tutto più sicuro c’è quello di infilare uno spillo (da levare poi) tra stoffa e bottone attorno cui dare qualche giro di filo da sigillare con un punto finale: è meglio infatti non cucirlo troppo aderente al tessuto. Per stare dalla parte dei bottoni, è proprio il caso di dirlo, si può passare una pennellata di smalto trasparente e per stare proprio sicuri sicuri, si dovrebbe cucire un bottone piccolo nel retro. Questo escamotage meriterebbe l’hashtag #onlythebrave ma un eccesso di sollecitudine potrebbe essere annoverato tra i risvolti imprevisti della pandemia.
Il tie-dye
Se in questi giorni si passa il tempo a riordinare il guardaroba è facile trovare in fondo ai cassetti vecchie magliette stinte o dimenticate. La tecnica tie-dye è un po’ laboriosa ma potrebbe occuparvi anche più di un’oretta specialmente nel weekend rivelandosi un gioco carino anche da fare in famiglia. Questo stile un po’ fricchettone aveva di recente conquistato le passerelle: una maglietta sapientemente macchiata potrebbe dare una svolta hippie e fashion al soggiorno coatto. Se, come è facile prevedere, non si hanno colori per tessuti in casa, basta prendere la bottiglia di candeggina, un paio di guanti per proteggersi e della plastica per non fare danni o macchie non previste. Si parte attorcigliando la maglietta su se stessa, stringendola tutta con lo spago o con l’elastico. Visto che il risultato sarà dettato dal caso, soprattutto per le persone meno pratiche, si può scegliere se immergere completamente la t-shirt in acqua calda e candeggina per circa un quarto d’ora oppure se picchiettarla al centro dell’ “insaccato” e poi nei bordi: più tempo si lascia più il colore muta ma si corre anche il rischio di bucare la stoffa. La maglietta si risciacqua poi in acqua fredda ancora legata e, una volta rimossa ogni traccia di candeggina, si possono togliere gli elastici. A questo punto si butta in lavatrice o da sola o con altro a cui non tenete (la candeggina continuerà a decolorare) e finalmente si può mettere ad asciugare e vedere l’effetto che fa. La procedura è più difficile da spiegare che da compiere: fortunatamente il web è pieno di tutorial.
Come rimodellare i jeans
Tra tutti, forse questo sarà il consiglio più prezioso. A casa per ammazzare il tempo non si fa altro che cucinare e fare spuntini, qualche chiletto in più, se non si presta attenzione, è garantito. Arriverà il giorno in cui dovremo indossare di nuovo i jeans e forse sapere come guadagnare qualche centimetro è utile. Uno dei metodi, tra l’altro molto visto nei film anni ’80, è quello di immergersi con i pantaloni nella vasca da bagno per una decina di minuti. Evitando di sgocciolare ovunque, con i jeans ancora bagnati si può fare qualche piegamento come se si fosse in palestra o a yoga: non si tratta di stringere o allargare ma di modellare il denim proprio sul nostro corpo. Per l’asciugatura, se si ha pazienza e se ci sono le condizioni, si possono tenere su ancora un po’ per passare poi al metodo consueto. Per completare l’opera, rimettere i jeans e fare altri due esercizi ginnici, e il gioco è fatto. E per chi non ha la vasca? Si può prendere uno spruzzino con l’acqua rigorosamente non bollente e vaporizzarsela addosso allargando con le mani il tessuto oppure si possono adagiare sull’asse da stiro inumiditi e passare il ferro ben caldo nei punti da allentare. Prima de la remise en forme, per non stringerli di nuovo, è meglio o lavarli a mano o non lavarli per nulla. Questo trucchetto ce lo aveva svelato qualche tempo fa Victoria Beckham che ha dichiarato di non lavare mai i suoi jeans per mantenerli perfetti. C’è poi una scuola di pensiero, chissà se la stessa della ex Posh Spice, che i germi si eliminano infilandoli in freezer e che le macchie si tolgono con un po’ di vodka. Ovviamente questo consiglio è per chi se la sente di sacrificarne un po’ dai Bloody Mary casalinghi.
Pulire i gioielli
A questo punto l’ultimo avamposto della polvere nemica in questi strani giorni è lo scrigno delle gioie, più o meno preziosa. Se vi punge vaghezza di lucidare financo gli ori di Cresima e Comunione sappiate che vi basta immergere brevemente anellini o altro in una ciotola di acqua calda e una punta di detersivo per piatti. Con molta delicatezza, asciugare il tutto con un panno morbido che non graffi i gioielli.
L’argento si può ravvivare spazzolino e dentifricio, usando sempre una mano delicata, oppure con il solito bicarbonato sciolto in acqua calda. Quello che in molti non conosceranno è la reazione chimica a effetto pulente che si genera tra sale e alluminio in grado di eliminare lo sporco. Il sale va sciolto in acqua tiepida dentro un contenitore di alluminio, tipo quello da forno: dopo qualche minuto si può tamponare con un panno o, per una maggiore lucentezza, sfregare con dei fogli di alluminio. Se per le perle è necessario del sapone a pH neutro per bambini, per i diamanti ci viene in soccorso nientepopodimeno che Angela Kelly, la fidata assistente della regina Elisabetta. Ha confessato infatti in The Other Side of the Coin: The Queen, the Dresser and the Wardrobe, il libro che ha dato alle stampe nell’autunno dello scorso anno, che per togliere le macchie di lacca incrostata sui diamanti una stilla di detersivo per piatti ben diluita e, colpo di scena, per averli scintillanti invece basta versare un goccio di gin nell’acqua (non tonica però). Tra Amuchina, rimedi casalinghi per disinfettare e candeggina, il tema dell’alcool è ben presente in tempi di Coronavirus. Che dire: bere (e smacchiare) responsabilmente.
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