Quello delle sneaker è un trend inarrestabile, ed era ora che diventasse sostenibile. Vi ricordate le scarpe con la zeppa di Isabel Marant ai piedi di tutti i fashionisti nel 2012? Era solo l’inizio, e i tempi dei successi Adidas firmati Kanye Wes, delle Stans Smith e delle scarpe sportive onnipresenti alle sfilate erano ancora inimmaginabili.

Una sneaker tira l’altra

Suole maxi, modelli anni ’90, collaborazioni prestigiose tra stilisti e sportswear… le tendenze che hanno attraversato lo scorso decennio (spesso segnate da costi proibitivi non solo per i fashion addicted, ma anche in termini ambientali), sono state innumerevoli. Finalmente, con la nascita di nuove firme dalla filosofia green, sono anche ecofriendly. Era l’ora, visto che secondo un report di Grand View Research il business delle calzature sportive nel 2025 supererà i 95 miliardi di dollari.

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La tendenza sostenibile

Dopo Veja, il marchio di sneaker etiche ormai famoso in tutto il mondo e amato anche da Meghan Markle, sono arrivati anche altri progetti altrettanto green e irresistibili. Come Saye: il brand fondato a Barcellona nel 2018 con l’obbiettivo di creare scarpe da ginnastica sostenibili che ha appena cambiato nome (forse ne avevate già sentito parlare come Wado).

Le sneaker di Saye

Senza tempo

Primo punto di forza della nuova firma spagnola: lo stile classico dal sapore vintage anni ’70; in netta contrapposizione al meccanismo del fast fashion secondo cui ogni anno ci dovremmo comprare un nuovo paio di scarpe da ginnastica.

Tutti i pro

Poi: la produzione in Europa (l’87% della produzione mondiale delle scarpe avviene in Asia o nei paesi in via di sviluppo), l’utilizzo esclusivo di pellami certificati come Genuine Leather Upper dal Leather Working Group (LWG), il cotone organico di lacci e fodera, la suola composta al 30% di gomma naturale e la soletta isolante in poliuretano riciclato. Non vi basta? Per ogni paio di scarpe acquistate Saye pianta due alberi attraverso la NGO We Forest.

Perché sceglierle

Scegliere una sneaker sostenibile piuttosto che una comune significa combattere una delle industri più inquinanti del pianeta. Infatti, solo per comporre i pezzi di una scarpa da ginnastica ci vogliono fino a 350 passaggi: il che equivale ad un’enorme quantità di Co2 immessa nell’aria, aggravato dal fatto che gran parte delle industrie manifatturiere si trovano in Asia – un continente in cui il carbone è ancora una delle fonti di energia primarie.

Super inquinanti

Non solo: al quarto posto della top ten sulle dieci industrie più inquinanti del pianeta stilata dal World’s Worst Pollution Problems 2016 c’è la lavorazione del pellame. Perché l’85% della conciatura a livello mondiale avviene attraverso il Cromo, una delle sostanze più tossiche sulla faccia della terra. Per questo è così importante scegliere bene quando si tratta di pelle. Acquistare consapevolmente significa rivolgersi a quei brand che si avvalgono di certificazioni internazionali come quelle rilasciate dalla Leather Working Group, un’organismo di controllo che si occupa di ispezionare le concerie e valuta i loro standard in termini di sostenibilità ambientale, sicurezza dei lavoratori e qualità del prodotto.

 

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