Se c’è qualcuno che nella famiglia reale ne ha viste di tutti i colori, quella è di sicuro Sarah Ferguson. Sessant’anni compiuti da poco, si ritrova sulla scena dalla metà degli anni ’80, a tratti protagonista e a tratti defilata, ma mai banale nel modo di vestire sempre e comunque immediatamente riconoscibile anche per le tinte squillanti scelte per il suo guardaroba.
Ora che si sarebbe potuta godere questa stagione della vita grazie anche a un’impennata nel suo indice di gradimento reale, un’altra tegola si è abbattuta sulla sua fulva criniera. La felicità nell’aver visto sistemate le figliole Eugenie e Beatrice con due bravi ragazzi e nell’aver archiviato le vicissitudini di carattere finanziario (era praticamente in bancarotta) mostra delle crepe a causa dei maldestri dribbling del principe Andrea rispetto al suo coinvolgimento nell’affaire Epstein. Fergie «la rossa» non ha esitato a prendere le parti dell’ex consorte, con il quale condivide un’amicizia non ci è dato sapere quanto affettuosa. Lo scandalo ha già scatenato una bella tempesta in casa Windsor e rischia di funestare la festa per il prossimo royal wedding, quello tra Beatrice ed Edoardo Mapelli Mozzi.
L’ingresso di Sarah Ferguson nella Royal Family portò parecchio scompiglio a Buckingham Palace e tra le pagine dei rotocalchi che non le vollero particolarmente bene. Criticandola per il suo stile stravagante e per la silhouette non esattamente filiforme, i tabloid non perdevano occasione di attaccare questa ragazza che aveva un modo gioioso, e del tutto personale, di interpretare la moda. Volumi letteralmente da favola, maniche a palloncino, pois come se piovessero e colori vistosi sono alcuni degli elementi ricorrenti nell’abbigliamento dei ruggenti anni Ottanta della ex Altezza Reale insieme a fiocchi e nastrini, colori pastello e dettagli da marinaretta.
Se il look del tempo libero cristallizzato nelle immagini dell’epoca fosse un profumo sarebbe Anaïs Anaïs di Cacharel, un riferimento chiaro, non solo olfattivo, per chi quel decennio l’ha vissuto. Se etichetta deve essere, si può usare il termine sloanie o Sloane Rangers: la tendenza in voga in quegli anni tra le ragazze di buona famiglia che abusavano di colletti e fantasie floreali con jeans e golfini prendeva il nome da una zona upper class di Londra e da un personaggio di un telefilm western. La sloanie suprema, ça va sans dire, era Lady Diana che con la sua eleganza e compostezza sarebbe stata in grado di rendere chic anche un grembiule da cucina. Forse la colpa della duchessa di York era quella di non essere come la raffinatissima cognata, tanto che i giornali ancora oggi mettono le due in competizione (che non c’era).
Passando in rassegna le mise della duchessa di quel periodo si vede una vitalità strabordante che usciva da ogni frappa o rever che su di lei assumevano sempre dimensioni esagerate.
A giudicare da quello che però vediamo continuamente in passerella, sarebbe tempo di rivalutare quel tripudio di forme e colori soprattutto perché libera espressione di chi ha tentato di costruirsi un’identità nella Royal Family. Benché piuttosto difficile da contenere, non si può certo dire che Sarah Ferguson sia stata una figura allineata. Solo per questo sarebbe da ammirare, se non altro perché è sopravvissuta. Con buona pace di chi non ha apprezzato il suo stile che, a dispetto di quelli che oggi chiamiamo haters, è entrato nella storia.
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