Ho visto la miniserie della BBC “Years and Years”, e il personaggio di Rosie Lyons, interpretato da Ruth Madeley, mi ha colpito moltissimo. Nella serie, Rosie è affetta da spina bifida, è una madre single con due figli, lavora e ha un’intensa vita sentimentale.

L’energia di Rosie mi ha commossa, ed ero sicura che la donna dietro il personaggio non doveva essere così diversa da lei. Per questo mi sono messa in contatto con Ruth. E ho chiesto al fantastico duo Scandebergs di scattare dei ritratti molto glamorous dell’attrice, tenendo sempre a mente il nostro impegno a cambiare il modo in cui le persone con disabilità vengono rappresentate dai media. I ritratti, non c’è bisogno di dirlo, sono straordinari.

Ruth sarà in scena al Donmar Warehouse Theatre a Covent Garden, Londra dal 6 dicembre al primo febbraio 2020 con la commedia Teenage Dick , una rivisitazione moderna del Riccardo III di Shakespeare con un fantastico cast di attori son e senza disabilità. Ecco la mia intervista a Ruth.

Come sei diventata attrice?

Ho studiato sceneggiatura all’Università, e ho sempre pensato che sarei entrata a far parte di questo mondo facendo, appunto, la sceneggiatrice, ma poi ho iniziato a fare dei tirocini per la BBC dopo la laurea, e mi è capitato di conoscere moltissimi produttori, e uno di loro mi dice: “Guarda, facciamo dei casting, dovresti provarci, cerchiamo una persona in sedia a rotelle per questa parte. E visto che in quel momento cercavano semplicemente una persona in sedia a rotelle, sono andata a vedere come funzionano i casting, come scelgono le persone, mi incuriosiva molto, e quando mi sono trovata lì sono rimasta davvero colpita da come funziona, e ho capito che era quello che volevo fare. Si trattava di una piccolissima parte, ma poi la BBC mi ha aiutata a trovarmi un agente, e pochi anni dopo ho ottenuto il mio primo ruolo da protagonista per Don’t Take My Baby della BBC per cui ho ottenuto una nomination come migliore attrice ai Bafta.

Devo dire che la tua performance in “Years and Years” è straordinaria, quanto c’è di te in Rosie?

Grazie! Sì, è un ruolo incredibile. C’è molto di Rosie in me, devo ammettere, forse lei è un po’ più esuberante di me, ma non tantissimo. È stato un ruolo molto divertente da interpretare, Rosie è una vera ribelle, e mi piace pensare che porto un po’ di lei dentro di me.

La prima cosa che ho fatto quando ti ho vista in TV è stato googlarti per capire se eri davvero una persona con disabilità, perché in molti casi purtroppo sono attori senza disabilità a interpretare il ruolo di persone con disabilità, ed è molto frustrante. Nella tua intervista a Refinery29 Elena Nicolaou dice che fino a quel momento, il 2017, ben 59 attori senza disabilità sono stati nominati agli Oscar per aver interpretato ruoli di persone con disabilità….

È assurdo, perché dimostra una cosa, e cioè che la gente trova interessanti le loro storie, e vuole conoscerle, ma Hollywood non consente alle persone che hanno vissuto in prima persona queste esperienze di portarle sullo schermo …Quando senti quanti sono, è assurdo, è incredibile, sono tantissimi.

E per quale ragione succede, secondo te?

Credo ci siano tanti tipi di disabilità diverse, e quindi credo che una delle ragioni sia la paura, credo che si tema di sbagliare o di offendere la sensibilità di qualcuno, temono che un attore disabile sia un costo maggiore per la produzione, o che sia un rischio o una responsabilità troppo grande sul set, ma non è assolutamente così, e credo anche che sia comunque un settore che da molto tempo non è accessibile alle persone disabili, e che le persone oggi capiscono che è arrivato il momento di cambiare, perché anche le persone con disabilità hanno talento, ma non hanno le stesse possibilità di farcela, non hanno il giusto supporto, e per questo sono così decisa a contribuire al cambiamento, ad andare a Hollywood, e lasciare in qualche modo un segno.

Dovresti farlo, devi farlo!

Ci vado venerdì prossimo, vado al party per gli Emmy della HBO, non hai idea Alessia, quando mi è arrivato l’invito, sono impazzita!…

Che cosa metterai?

Non ne ho idea, ho una settimana di tempo, passerò il weekend a pensarci, non ci dormirò la notte finché non trovo qualcosa di davvero fantastico da mettere, ecco, questo è quello che farò questa settimana.

A proposito di quello che hai detto sul cinema, ecco, penso le stesse cose riguardo alla moda, ma credo che finalmente qualcosa stia cambiando, in gran parte grazie ai social media, e gli altri media hanno dovuto adeguarsi. Per fare un esempio, oggi ci sono modelle come Aaron Philip e Jillian Mercado, credo che sia l’ultima barriera che deve essere abbattuta.

La penso anche io così!

E molto è stato fatto per l’inclusione delle persone con diverse tonalità di pelle e per dei diversi tipi di fisicità …

Assolutamente ed è confortante vedere questi cambiamenti, è incredibile, sono felice. Da ragazzina volevo fare la stilista, era la mia ossessione, lo è ancora, amo la moda, ma non mi sono mai sentita rappresentata da quel mondo, quindi poter fare cose come questa è un sogno che si realizza e sono molto grata per il lavoro che stai facendo, è davvero molto importante, e ne abbiamo bisogno.

Grazie! Ma il tuo lavoro è ancora più importante, voglio dire, abbiamo bisogno di persone come te nella moda! In un mondo perfetto non dovremmo nemmeno menzionare il fatto che sei su una sedia a rotelle, ma non ci siamo ancora arrivati.

Esatto, e credo che sia per questo che tanta gente si senta così frustrata, perché si desidera che le cose cambino subito, da un giorno all’altro, ma io sono una che ci mette molto a carburare, e so che non accadrà adesso e che dobbiamo continuare a parlarne finché non sarà più necessario farlo, e mi sento fortunata a far parte io stessa del cambiamento. Un giorno non avremmo bisogno delle cose di cui abbiamo bisogno oggi, e va benissimo così.

Raccontami di quando vuoi fare shopping e ovviamente vuoi gli stessi vestiti che vogliono tutti, e insomma, vuoi sentirti bella, e sentirti sexy.

Sono totalmente ossessionata dalla moda e dallo stile, è sempre stato così, e ho sempre voluto sentirmi bella nei miei abiti, e non è sempre facile anzi non lo è per niente, e forse l’ho notato anche nel cinema perché magari vai a un evento, e hai questi stilisti pazzeschi che ti vestono, ecco, e me non succede perché non rientro nello standard, e so bene che gli stilisti ti regalano gli outfit per andare a una cerimonia di premiazione, e sono vestiti appena visti in passerella, e so che se qualcuno si offre di vestirmi io non rientro nella taglia o nel fisico “standard”, e quindi per me è un limite quando mi vesto per andare a questi eventi, e per questo alla fine mi vesto da sola, e va benissimo, ma è anche davvero frustrante.

Sono sicura che ci sono molti abiti che hai difficoltà a trovare, vero?

Certo, devo sempre adattare le gonne degli abiti, i pantaloni, tutto deve essere adattato al mio fisico o accorciato, porto la taglia 40 ma a volte devo prendere la 42 a causa della curva che fa la mia spina dorsale. Ma la cosa peggiore sono le scarpe, è molto difficile trovare delle belle scarpe della mia misura.

Che misura porti di scarpe?

Quella di un bambino di 13 anni, una misura piccola, ed è davvero difficile trovare scarpe belle.

Il vestito che sogni di indossare a un evento?

Mi piace provare cose diverse che abbiano stile. Adoro le tute. Mi piace che un capo sia più accollato dietro e più aperto sul davanti, credo sia la forma più donante per il mio tipo di fisico, adoro gli stilisti, amo Burberry e Versace e tutti questi stilisti fantastici che creano questi abiti bellissimi, li guardo e penso: un giorno li metterò anche io.

Dovrebbero vestire anche te, e dovresti poter comprare anche abiti di brand più casual, cose che puoi acquistare senza problemi e sentirti bene. Nella moda, se vogliamo davvero cambiare le cose, forse i brand dovrebbero avere dei consulenti come te…

Sarebbe la soluzione migliore e la stessa cosa vale per il cinema, non puoi cambiare le cose senza coinvolgere le persone che sono l’oggetto della conversazione, e quindi dobbiamo far parte del cambiamento e far parte di quella conversazione per poter davvero cambiare le cose. Molte persone credono che non sia fatto in cattiva fede, ma molti si arrabbiano, ma io non sono una che si arrabbia, io sono una che affronta i problemi. Io dico, OK, la situazione è questa, troviamo una soluzione che possa essere bella e creativa. Voglio far parte del cambiamento per trovare delle soluzioni, e non per sentire gente che si lamenta e basta.

Penso, però, che ci sia ancora molto da fare, o che quello che viene fatto è fatto nel modo sbagliato, perché le persone non sanno bene cosa fare, si sentono a disagio, temono di poter dire qualcosa di offensivo.

Questo è il problema più grande. La gente teme di poter offendere, e credo che nessuno faccia nulla non perché pensano “non mi va di essere coinvolto”, ma proprio perché non sanno bene cosa fare.

Ma se avessimo una lista di cose da fare/cose da non fare (perché la gente ha anche bisogno di questo), cosa pensi possa essere ritenuto offensivo, e cosa no? Ovvio, siamo tutti individui unici, e tutti reagiamo in modo diverso, ma credo sia importante parlarne.

Per me in particolare in questo settore ho notato che in molte pubblicazioni vengo definita attrice disabile, e non lo sono, sono un’attrice che ha anche una disabilità. E voglio che sia questa la prima cosa che si dice di me: io accetto totalmente e accolgo e riconosco il fatto che la disabilità fa parte della mia vita, e sono in realtà davvero molto orgogliosa di quello che sono, e non sono a disagio, non me ne vergogno, e lo trovo invece molto empowering. Ma io, come persona, devo venire prima della disabilità, voglio essere Ruth che usa anche una carrozzina, non Ruth la disabile.

Perché non ti definisce…

Il provino per il personaggio di Rosie in Years and Years non era per un’attrice con disabilità, era un semplice provino, e quando hanno deciso che mi avrebbero preso hanno pensato “Be’, vediamo come possiamo combinare le due cose”, ma al tempo stesso la sua disabilità diventa la cosa meno interessante del personaggio, ci sono tante altre cose che la definiscono prima di essere una ragazza che sta su una sedia a rotelle, e così dovrebbe essere nella vita vera e sullo schermo. Mi sento molto fortunata di poterne parlare dopo aver desiderato quel ruolo.

Rosie esprime molto bene la sua sessualità. Perché, per dei motivi assurdi, la gente pensa che se sei hai una disabilità non hai una vita sessuale.

Non hai nessuna vita sessuale: è stata una cosa che mi ha suscitato una reazione molto forte quando ho letto la prima stesura del copione, dicevo “Per favore, lasciatela questa scena” e Russell : “Ovvio che la lasciamo, perché non dovremmo”?, e io: “Vedrai quanta gente mi scriverà quando vedrà Rosie in biancheria intima, a letto, che fa sesso con un ragazzo”, tanti messaggi che mi dicono: non abbiamo mai visto niente del genere prima”. E così è stato, e un sacco di gente aspettava da anni di vedere questo tipo di personaggio sullo schermo, un personaggio con disabilità, e Russell era sconvolto, ed è proprio quello che dicevo: “Se non lo vivi in prima persona, a volte non puoi capire…” E lui “Non avevo capito il significato di questa cosa” E e io : “Certo, ma non tutti la pensano così”. Per questo è importante far vedere queste cose in TV, è uno dei tratti che preferisco del personaggio, il fatto che lei sia così attiva sessualmente, e che ami flirtare nonostante la sua disabilità perché è necessario che questo sia visto da tutti, è la vita vera.

Ed è una cosa molto importante. Perché la gente pensa che non dovresti avere una vita sessuale?

Appunto, è assurdo. Quando ho avuto la parte ho pensato “Non mi viene in mente nessun film in cui si vede una persona con disabilità fare sesso, e siamo nel 2019, come è possibile che sia la prima volta che lo vedo, com’è possibile che io sia la prima persona a portarlo sullo schermo? È ridicolo, e quindi mi sono sentita molto orgogliosa e felice che la reazione sia stata quella che mi aspettavo.

È vero, perché anche se sullo schermo vediamo una scena di sesso con qualcuno che ha una disabilità di solito viene descritta come qualcosa di morboso, di cupo o patetico…Ma non può essere semplicemente rappresentata in modo naturale? Di solito si rappresentano le persone disabili o come molto coraggiose o in modo patetico, per ispirare compassione.

Sì, si passa da un estremo all’altro.

Voglio dire, dovremmo essere in grado di non pensare solo a quella condizione, perché non definisce quello che sei, è solo una delle tante cose che ti fanno essere quello che sei, e dovremmo anche poter criticare una persona disabile se ha un brutto carattere o non è una bella persona!

È quello che dico sempre, se uno è uno stronzo, diciamolo che è uno stronzo, non importa se sta su una sedia a rotelle, e questa è la cosa di cui mi piace parlare quando facciamo le riunioni con gli sceneggiatori.

Quali potrebbero essere i prossimi passi da compiere per migliorare le cose?

Per me, e mi sento molto fortunata di trovarmi nella posizione di poterlo fare, dobbiamo far vedere le disabilità delle persone, rappresentarle sullo schermo, sui giornali, sulle copertine delle riviste, ovunque. Vorrei arrivare a un punto in cui non è più nulla di estremo, succede e basta, ma so che per queste cose ci vuole tempo. Credo che coinvolgere le persone con disabilità nel dibattito fin da subito sembra essere l’ultima cosa che la gente pensa quando si parla di inclusione, ma non può più essere così, non deve più essere così, assolutamente. La cover di Vogue UK con Sinéad Burke e tutte le sue foto, è stata una cosa pazzesca. Ho parlato con lei di questa cosa e lei mi ha detto “Non avrei mai pensato potesse essere possibile”, c’è bisogno di molte più cose come questa, che mi prenda un colpo se non ci sarò anch’io…un giorno!

Credo ce ne sia bisogno anche dietro la macchina da presa, da parte di chi racconta la storia, giusto?

Assolutamente. Vedere più persone con disabilità coinvolte in tutti i ruoli, non deve essere una cosa rivoluzionaria, ma un cambiamento enorme non solo per quello che vediamo sullo schermo, ma che coinvolga anche gli sceneggiatori, i produttori, i registi, i cameraman, i direttori della fotografia, tutto. Apprezzo molto il lavoro che è stato fatto per la rappresentazione etnica in tutti i settori creativi ed è una cosa molto importante anche rispetto alla disabilità, perché è una cosa reale, una cosa che esiste. Credo che la gente si senta come se fosse sul punto di scoperchiare un vaso di Pandora. Ci sono tantissimi tipi di fattori da considerare, perché esistono tipi di disabilità invisibili, persone che non parlano, che non sentono, che non possono camminare e lo spettro è molto ampio, e credo la gente possa sentirsi sopraffatta, e credo anche spaventata, e accetto in toto questa cosa, e per questo credo così tanto nel mio ruolo , posso aiutare e mostrare il talento di queste persone, il talento che hanno le persone con o senza disabilità, per me non c’è nessuna differenza: se hai talento, hai talento, e questo deve essere mostrato sempre e comunque.

Il ruolo che sogni di interpretare?

È il personaggio che mi interessa più di tutto, mi piace interpretare un ruolo che mi coinvolge e mi intriga. Ma il mio obbiettivo è un grande blockbuster di Hollywood, perché credo che quando succederà sarà una vera rivoluzione, proprio perché è a Hollywood…

Nell’intervista a Refinery29 parli di supereroi, e sono completamente d’accordo con te. La Marvel dovrebbe prenderti!

Davvero, dovrebbero farlo! Voglio dire, la Marvel, la DC Comics, tutte le serie di film che costano milioni, io farei un film così perché ci sono persone di tutte le età che li guardano, e anche i ragazzini, e gli adulti, un pubblico enorme, e se metti la disabilità al centro del film, non un ruolo che suscita compassione, ma in un ruolo come tutti gli altri supereroi, ecco, sarebbe una cosa pazzesca, cambia le cose in modo radicale perché, i film di Marvel DC e Comics sono grandissime produzioni.

E perché avrebbe anche un significato molto importante …

Infatti, i ragazzini che guardano questi film vedono un supereroe che non è fisicamente perfetto, voglio dire, sono storie con protagonisti dei supereroi, in quel mondo puoi creare qualunque cosa tu voglia, e per questo dico che è facile poter rappresentare un supereroe con disabilità, so ad esempio che hanno preso un’attrice con disabilità uditive per uno dei film della Marvel della prossima generazione, è una cosa importantissima, il prossimo passo è che questa cosa cambi dal punto di vista anche visivo, con un personaggio che non è uguale agli altri, che non cammina in modo perfetto, ed è lì che le cose cambiano davvero, e a Hollywood c’è bisogno di questo, di quel tipo di ruolo per cambiare completamente le cose perché è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento. Penso che si debba mirare sempre in alto, e pensare in grande, e tutto quello che si ottiene sarà comunque un successo.

Sono sicura che tu ci arriverai. C’è un altro aspetto che è molto delicato di cui si parla anche in Years and Years. Si tratta dei test prenatali che si possono fare. Ad esempio sfortunatamente si vedono sempre meno bambini nati con la sindrome di Down.

Verissimo. Credo che viviamo in un mondo in cui pensiamo che tutto debba essere perfetto e tutto debba essere fatto in un certo modo, e se non possiamo evitare che qualcosa accada, be’, possiamo aggiustarla. E io dico, no, non voglio che la mia disabilità venga aggiustata. La disabilità non è una cosa positiva, certo, ma fa parte della mia vita. E mi preoccupa molto questo atteggiamento, “possiamo curare tutto”, perché penso sinceramente che se scegli quel tipo di percorso, dov’è che ti fermi, qual è il limite? O si accetta la vita in tutte le sue forme, imperfetta o perfetta che sia, oppure non l’accettiamo, e allora cosa diventiamo, tutti uguali? Io accolgo e rispetto completamente il fatto che sono diversa, è il mio superpotere, e sono molto grata per quello che sono e spero di non dover vivere un giorno in un mondo in cui le persone come me vengono eliminate, solo perché siamo diverse. O che si eliminino tutte le disabilità prima che un bambino venga al mondo ….ma non puoi eliminarle del tutto, le disabilità vengono provocate anche da incidenti, o per altre ragioni, non verranno mai eliminate, mai, perché non viviamo in un mondo perfetto, e io non voglio vivere in un mondo perfetto. È un argomento che mi appassiona moltissimo, e mi sento davvero fortunata a poterne parlare, a poter esprimere la mia opinione, non credo che la disabilità sia qualcosa che devi eliminare, non lo credo affatto, e non lo crederò mai, e niente mi farà cambiare idea.

Sei innamorata?

Se sono innamorata? Si, assolutamente, al 100%. Sto con il mio ragazzo da quasi sette anni, sua madre è italiana e la sua famiglia anche, mi sono scelta il fidanzato giusto!