I guanti sono un accessorio dal fascino atemporale, entrati a far parte dell’immaginario collettivo in modi di dire e proverbi che li tingono di bianco e giallo, nascondendo la durezza del ferro nella morbidezza di un rivestimento di velluto. Ambivalenti nel loro utilizzo, erano uno schermo dal freddo e dall’usura del lavoro nell’Odissea di Omero, ma si sono tramutati in oggetto sacrale dopo il ritrovamento di un paio ricamato nella tomba del faraone Tutankhamon.
Elizabeth I d’Inghilterra prediligeva un color porcellana cesellato ai polsi da decori d’oro culminanti in piccole frange, mentre Marie Antoinette li indossava in pizzo, bordati di perle, o in pelle con ricami floreali – ad accompagnare le infiorescenze di fili, profumi ed essenze che riprendevano la fragranza dei boccioli. E se il legame regale non basta, giunge in soccorso quello mitologico che collega i guanti con la dea Venere: feritasi a un dito, sanguinante e piangente, è consolata dalle Tre Grazie che le avvolgono la mano in bende delicate – la goccia di sangue su guanti verde pistacchio di Gucci indossati da Elle Fanning, alias La Bella Addormentata, sul tappeto rosso. La dea dell’amore è sempre nascosta dietro l’etichetta sorta attorno ai guanti, che mal celavano un invito o gesto sensuale.
Spesso relegati al triste antro dell’abbigliamento più utile che dilettevole, i guanti tornano alla ribalta in vesti rinnovate, rinunciando all’intreccio di lana calda e spessa per coprirsi di ricami, pelliccia e scaglie d’oro. L’approccio è a metà strada fra la sovrabbondanza del Barocco e i colori pastello del Rococò, richiamando a pieni polmoni un vezzo meravigliosamente femminile che è in realtà un vero e proprio oggetto di cultura. La gestualità legata al guanto è vasta, intrigante, e riacquistare la consapevolezza di questo potere è fondamentale – il tempo della necessità è finito, ora torna quello della bellezza fine a se stessa.
Ad attrarre immediatamente la vista è la scelta di colori. La profusione di rosa e viola è sintomatico di un legame fra la donna e questo accessorio, rivalutando un ideale di femminilità cromatica che viene proposto nell’eco-pelle dei guanti Versace, in tinte sfrontate come il fucsia metallizzato di The Attico nella sua silhouette lunga e affusolata, o in altre più schive come il lilla Dries Van Noten su cui si arpeggiano rose dipinte.
Se la ritualità dell’indossare (e dello sfilare) i guanti è stata dimenticata, che non lo sia anche il piacere di abbigliare le mani, e per chi è sulla via della redenzione, il Natale è l’occasione giusta per completare l’opera. L’avvicinarsi delle feste è infatti un valore aggiunto per l’arte guantaia – è un regalo perfetto, se fatto bene. Bisogna optare per materiali pregiati, pelle o pelliccia per le mani più sensibili al freddo (in versione eco per chi ha un’attenzione particolare verso l’ambiente), seta e velluto per dita affusolate, vanitose e insensibili agli sbalzi termici, e osare con le dimensioni: la lunghezza al polso va accompagnata da elementi esagerati ed eccentrici che ne smorzino la serietà casual, altrimenti, meglio virare sulle sponde dei gomiti o dei palmi.
Se gli ultimi saranno i primi, i guanti non devono più essere l’accessorio da mettere in fretta e furia prima di uscire o da portare semplicemente in borsa per non incorrere in possibili congelamenti: il guanto diventa il primo attore di una rappresentazione invernale, protagonista, focus del look, elemento chiave e tratto distintivo di un abbigliamento necessariamente stratificato che ha bisogno di una scossa charmant.
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