La nuova vita royal di Kate
L’abito rosa cipria di Jenny Packham
Un abito rosa per la English rose
Un abito da 5000 sterline
Gli accessori
I dettagli
L’abito visto da dietro
L’orlo e le scarpe
Impeccabile
Il re-wear di Jenny Packham
I gioielli
Regale e sicura

Quando Kate Middleton il 9 giugno del 2011 scese dalla Jaguar sapeva che in gioco c’era la sua immagine da neo duchessa di Cambridge. Poco più di un mese prima, il 29 aprile 2011, aveva avuto tutti gli occhi puntati su di sé. Si era sposata all’Abbazia di Westminster con il principe William, figlio dell’erede al trono inglese e primo in linea di successione, superando la prova dell’abito da sposa con un successo di critica e di pubblico grazie alla mano di Sarah Burton per Alexander McQueen.

In quel lasso di tempo c’era stato un incontro con gli Obama durante il quale era andata sul sicuro con un vestito Reiss beige piuttosto aderente. La cena di raccolta fondi organizzata per celebrare il decimo anniversario dell’organizzazione di beneficenza ARK rappresentava il primo impegno reale della coppia dopo le nozze. Quella era la prova del nove: il famoso Kate effect esisteva oppure no?

Qui si fa la duchessa o si muore, avrà pensato tra sé e sé la bella commoner chiamata a essere all’altezza di tutto, dell’occasione, della stampa, delle aspettative. Sapeva che sarebbe stata minuziosamente vivisezionata: per questo scelse una lunga corazza di paillettes rosa cipria con cristalli Swarovski firmato Jenny Packham, una designer britannica che da quel debutto avrebbe accompagnato Kate in ogni momento importante della sua vita.

A Calgary in Canada – 2011
A Santa Barbara – 2011
A Londra per un evento di gala – 2011
A Singapore – 2012
A Singapore – 2012
Al 60esimo anniversario dell’incoronazione della regina – 2013
Con il piccolo George all’uscita di Lindo Wing del St Mary’s Hospital – 2013
Ai Tusk Conservation Awards a Londra – 2013
A New York – 2014
A Londra al Wildlife Photographer of The Year Awards – 2014
In Nuova Zelanda – 2014
Con la piccola Charlotte all’uscita di Lindo Wing al St. Mary’s Hospital – 2015
Alla prima di Spectre a Londra – 2015
Con il presidente cinese Xi a Buckingham Palace – 2015
In Francia alla commemorazione della battaglia di Somme – 2016
A Mumbai – 2016
All’aeroporto di Victoria in Canada – 2016
A Heidelberg – 2017
Visita a Parigi – 2017
A Londra al Royal Variety Performance – 2017
A Londra alla Royal Society of Medicine – 2018
Al RoyalCollege di ostetricia e ginecologia – 2018
Ai Bafta – 2018
Con il piccolo Louis all’uscita di Lindo Wing del St Mary’s Hospital – 2018
A Wimbledon – 2018
Ai Tusk Conservation Awards – 2018
A Londra alla visita all’Imperial War Museum – 2018
Visita in Irlanda del Nord – 2019
A Islamabad – 2019

Dopo il racconto della passione di Mary di Danimarca per il suo burgundy dress, torniamo nel Regno Unito per accendere i riflettori su un abito che per la duchessa di Cambridge ha segnato in qualche modo uno spartiacque: quella che veniva descritta come una Cenerentola, ora cominciava a fare sul serio e outfit scintillanti come quello sarebbero diventati una delle tante divise del suo lavoro da membro della Royal Family. Il viaggio nelle grandi storie dei vestiti è partito proprio da Londra con il Coronation dress della regina Elisabetta.
Si è passati in Spagna con un focus sul tailleur bianco di Letizia scelto per l’annuncio del suo fidanzamento con Felipe, per tornare nella terra d’Albione con l’Elvis dress di Diana e trasferirsi successivamente in Svezia dalla regina Silvia e dalla principessa Vittoria con l’abito di Nina Ricci per due fino a planare a Sydney per ricordare la volta in cui Meghan ha indossato il vaporoso abito di Oscar de la Renta ricoperto di gabbiani.

Quando nel 2011 è stata contattata per un abito dallo staff della duchessa, Jenny Packham ha pensato che finalmente fosse arrivato il suo momento. Kate Middleton voleva debuttare con un marchio britannico perché sapeva quanto fosse importante il suo ruolo per promuovere l’industria della moda del suo paese. L’abito in tulle ricoperto di paillettes era rosa, perfetto per una English Rose come lei. Leggermente stretto in vita, con l’incedere mostrava una gonna molto ampia che però cadeva a piombo data la pesantezza del tessuto. La pochette in tinta era di Prada mentre i sandali col fiocco di LKBennet e gli orecchini del brand Links of London.

Appena uscita dalla Central Saint Martins, nel 1988 Jenny Packham aveva fondato il suo brand in un appartamento vicino al mercato di Portobello insieme al marito Matthew Anderson che dell’azienda è amministratore delegato. Nota per le sue collezioni da sposa, la designer crea abiti per far sentire le donne belle e sicure nelle occasioni speciali grazie anche a dosi massicce di lustrini. Jenny Packham aveva vestito qualche celebrity finendo su red carpet prestigiosi ma questo non le bastava. Al di là della soddisfazione personale, l’attività era stata molto tempo in bilico. Inoltre quel non essere apprezzata dalla stampa del settore rappresentava una ferita che non riusciva a rimarginarsi.

Nell’autobiografia uscita a marzo 2021 How to make a dress, la stilista scrive che durante una London Fashion Week un autobus pieno di giornalisti decise all’ultimo di partecipare a un party di un altro brand piuttosto che a un suo show. Per andare a sentire la band di grido invitata a suonare, il pubblico che contava aveva lasciata sguarnita tutto il front row.
Decise quindi di migrare, sperimentando le passerelle di New York che, a suo avviso, erano più adatte alla sua proposta di moda. A Londra non investono in abiti lunghi, sosteneva, perché «da noi si portano solo vestitini neri» dichiarò in un’intervista.

Quando fu annunciato il fidanzamento tra William e Kate cominciarono subito le speculazioni sull’abito. Tra i tanti, si fece anche il nome di Jenny Packham. Il Telegraph in due righe fece una sintesi di ciò che si pensava non solo del brand ma anche della futura sposa. «Tutte le brave ragazze della classe media considerano un vestito di Jenny Packham a un certo punto» scrissero «ma non tutti considerano quel genere grandioso abbastanza per l’Abbazia di Westminster».

Noi adesso a distanza di dieci anni non ce lo ricordiamo ma la povera Kate prima di diventare la regina di stile che noi tutti apprezziamo, era stata piuttosto criticata per i suoi outfit. Il fatto che provenisse da una seppur ottima famiglia borghese era un marchio che faceva fatica a scrollarsi. C’era chi le rimproverava di non essersi rivolta da subito a una stylist ma in suo soccorso arrivò colei che le fece da consigliera per un periodo, Sara Buys.
Considerata molto influente nel mondo della moda, la giornalista era la moglie di Tom Parker Bowles e stando a quello che lei stessa ha fatto sapere in giro, sarebbe stato suo il consiglio di scegliere Sarah Burton per il vestito da sposa.

A uno di quei cocktail in cui ci si presenta col cappellino a mangiare canapè tra aristocratici, la vecchia volpe potrebbe avere dato un altro consiglio prezioso a Kate. Quello di fare come la suocera Diana (non la sua che sarebbe stata Camilla), trovandosi una Catherine Walker personale nelle cui mani affidarsi contando però sulla qualità principale: la discrezione.

La stilista frustrata dai mancati riconoscimenti nel suo paese, a New York effettivamente trovò l’America. All’epoca aveva 400 punti vendita in 36 paesi, vestiva donne anche in Russia e in Medio Oriente, i suoi abiti da sposa arrivavano anche a Tokyo, Elizabeth Hurley l’aveva scelta per il suo sì ad Arun Nayar e Katy Perry, Beyoncé, Dita Von Teese la volevano per i loro tappeti rossi. Inoltre aveva collaborato con la costumista più popolare di quegli anni: Patricia Field.
Si erano incrociate sul set di Sex and the City (è firmato Jenny Packham qualche outfit di Samantha) e su quello de Il diavolo veste Prada. Sullo schermo grande e piccolo il brand piaceva. Il marchio era stato scelto per vestire la Bond-girl Rosamund Pike in La morte può attendere ed era approdato financo su Gossip Girl.

Nemo propheta in patria, per quanto lo desiderasse Jenny Packham sul suolo britannico non carburava. Fino ai primi di giugno del 2011 quando ricevette la chiamata con la C maiuscola. Alla designer erano stati dati cinque giorni di tempo per plasmare lo stile di Kate considerata fino a quel momento conservatrice, eccessivamente prudente e troppo accessibile con i vestiti di Zara e le zeppe di LKBennet. Adesso che all’anulare aveva finalmente sia lo zaffiro di Diana che la fede in oro gallese, per la duchessa era giunta l’ora di brillare e per farlo ha convocato una che sulle paillettes non ha mai lesinato.

«La duchessa è un sogno da vestire» disse la designer baciata dalla fortuna dopo soli ventitré anni di attesa. Che poi parlare di fortuna è riduttivo, a Kate Jenny Packham deve piacere sul serio sennò non avrebbe chiesto a lei di creare degli abiti su misura per tutti gli eventi importanti della sua vita. Passino i banchetti con i capi di stato, i royal tour e gli eventi di beneficenza ma nulla per i Cambridges è più importante dei figli (oltre all’amore sono i primi in linea di successione al trono dopo William).

Ogni volta che la duchessa, come tradizione vuole, si è mostrata con i neonati in braccio fuori della clinica Lindo Wing del St. Mary’s Hospital, ha chiamato la Packham perché le realizzasse degli abiti che citassero quelli indossati da Diana nelle medesime circostanze. Il Kate Effect ha dato i suoi frutti e la designer ha trovato pace là dove la cercava, nella sua terra natìa vestendo la personalità più di rilievo del reame, almeno in fatto di moda, subito dopo la regina.

Sono passati dieci anni da quel famoso gala per ARK e tanti luccichini sono passati sotto i ponti da allora. Nessuno ora metterebbe in discussione la raffinata eleganza di Kate anche grazie agli abiti che la stilista ha disegnato per lei. A metà di questo cammino, nel giugno del 2016 tornò improvvisamente alla ribalta l’abito rosa cipria che tanto piacque alle scatenate ammiratrici della duchessa che ancora portano quel capo nel loro cuore.

L’occasione era un’altra raccolta fondi, stavolta a favore dell’East Anglia’s Children’s Hospices, ospitata nella tenuta nel Norfolk degli amici di Kate e William i marchesi Cholmondeley (per gli amanti del pettegolezzo, Rose Hanbury, la padrona di casa, era quella che i tabloid dicevano essere la presunta amante del duca di Cambridge). I capelli sciolti stavolta erano raccolti, lasciando bene in vista gli orecchini chandelier di diamanti presi in prestito dalla regina e il braccialetto, sempre di diamanti, proveniente dal tesoro della regina Mary.

Come Catherine Walker per la principessa del Galles, il fatto di non spifferare segreti e indiscrezioni alla stampa piace molto a Kate. Jenny Packham è meno riservata della stilista prediletta di Diana tanto che ha anche dato alle stampe un libro ricco di aneddoti ma, interpellata sulla sua cliente speciale, oltre a dire che c’è uno straordinario rapporto di collaborazione, che se la intendono alla grande, che vestirla è fantastico, di più non le si scuce.

Unendo però i puntini con quel poco che abbiamo sul tavolo, sappiamo che la telefonata in atelier è arrivata cinque giorni prima del 9 giugno con l’ordine di uno degli abiti già in collezione. Il 2 maggio di quello stesso anno era andata in onda l’episodio di Gossip Girl La principessa e il ranocchio dove Blair si sta per fidanzare con il principe Louis, previa approvazione della sua famiglia reale. Per prepararla all’evento, il giovane porta alla sua amata una scatola che contiene l’abito adatto per fare un’ottima impressione con sua madre e, colpo di scena, il vestito è di Jenny Packham e straordinariamente somigliante con quello scelto dalla duchessa di Cambridge per il suo debutto nella reale società.

Un caso? Può essere. Kate è stata una fan di Gossip Girl? Non lo possiamo escludere del tutto (chi non lo è stato in fondo in quel periodo, xoxo). Avremo mai risposta ai nostri interrogativi? Crediamo di no ma è bello pensare che le moderne principesse si lascino ispirare dalle loro serie tv preferite. Fa tutto parte di un grande sogno che a volte, Kate e Jenny ci insegnano, può anche diventare realtà.

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