Uno spettacolare giardino composto da abiti dà il benvenuto ai visitatori all’ultimo piano della boutique Alexander McQueen di Old Bond Street. Intitolata Roses, la mostra di Sarah Burton si apre con una citazione di Alexander “Lee” McQueen, all’ingresso, che recita: «Everything I do is connected to nature in one way or another» (Tutto ciò che faccio è in qualche modo legato alla natura) e conduce il visitatore attraverso tutti i sentieri della creatività che, nel corso degli anni, sono sbocciati per diventare gli abiti floreali di McQueen.
Ma Roses è qualcosa di molto diverso dalla tipica esposizione da museo. «Volevo mostrare come la comunità fosse al centro di ogni cosa che facciamo presso la maison Alexander McQueen», afferma Burton. «Sin dall’inizio, quando ho iniziato a lavorare con Lee, dai tempi del Central Saint Martins nel 1996, quando eravamo in pochi, veniva offerta a ognuno di noi, stagisti inclusi, un’esperienza concreta, sul campo, su come creare e realizzare capi e accessori».
Ribaltando l’ordine consueto fatto di mistero ed esclusività da VIP che circonda i brand di lusso, Burton è impegnata nella missione di sviluppare risorse accessibili che promuovano la condivisione del sapere a favore delle nuove generazioni. La visita privata di mercoledì, per esempio, era per un gruppo di studenti di moda che aveva invitato da tutta la Gran Bretagna. Assieme alla responsabile dell’atelier McQueen, Judy Halil, ha condiviso ricordi e dato una dimostrazione delle tecniche che sono vive e fanno parte della cultura della maison. Un’installazione video permanente documenta Halil durante la realizzazione del “Rose dress” della collezione Autunno/Inverno 2019-20, da cui prende il nome la mostra, in una sorta di diario step by step, dalle plissettature più minute al panneggio più straordinario.
Lungi dall’essere un gesto singolo in tempi in cui il budget destinato all’educazione artistica è soggetto a continui tagli, l’evento di Sarah Burton ha dato il via ad una seconda serie molto geniale di talk e workshop dedicati ai college con membri del team Alexander Mcqueen, che si sono tenuti presso lo store a partire dai tempi di Unlocking Stories, la prima mostra che ha organizzato a inizio del 2019. Fiumi di clienti e gruppi di teenager curiosi che si sono presentati in boutique hanno tutti intrapreso un tour, completamente gratis.
La mostra Roses è strutturata attorno a due creazioni in particolare: il sensuale “Red Rose dress” con le sue volute di petali scolpiti e l’indimenticabile abito a crinolina che McQueen realizzò, assisto da Burton e un team di fioristi, con tanto di fiori veri, per la sua collezione Sarabande per la Primavera/Estate 2007. Quest’ultimo accoglie i visitatori mentre si incamminano lungo la scala a chiocciola.
Tim Beddow
Nel corso di settimane dedicate a una meticolosa restaurazione in-house, il team McQueen ha fatto la toccante scoperta che alcune delle ortensie secche e un singolo bocciolo di rosa sono “sopravvissuti” all’interno dell’abito. Il ricordo di Burton di quel look è legato ad un contesto tecnico. «I fiori potevano essere applicati solo all’ultimo minuto. Con l’incedere della modella che lo indossava, i fiori iniziarono a cadere lasciando una scia dietro di lei», ricorda. «Il pubblico ebbe un sussulto». Nel corso della mostra, quel momento viene riproposto con una clip della sfilata.
Tim Beddow
Ci sono poi abiti giganti che ricordano garofani rosa nell’atto di esplodere, come se fossero stati piantati nelle aiuole di una casa di campagna inglese. Ma anche ghirlande rotolanti di ricami, rose regali e abiti impollinati da api che si ispirano agli arazzi del movimento Arts and Crafts. Uno, in particolare, fu modellato da McQueen utilizzando l’umile tela da sacco. Burton ricorda che Lee aveva incaricato gli studenti di ricamarci sopra in maniera spontanea con farfalle di lana immaginarie e fronde di fiori.
Alla fine, con tutto il suo simbolismo e la ricerca, l’itinerario porta al presente con una fotografia di un campo di fiori di lino color blu tenue che sbocciano in una fattoria nel nord dell’Irlanda. Burton e il suo team hanno visto questo campo durante un viaggio di ricerca la scorsa estate e il mini abito dai petali a punta blu che ha ispirato, ha poi sfilato sulla passerella parigina lo scorso ottobre.
È questa la naturale creatività “a km 0” coltivata da Alexander McQueen? Sì, ma è radicata nel savoir-faire britannico che può raggiungere vette alte quanto l’Haute Couture. Per essere completamente sinceri, vi dirò che Sarah Burton mi ha chiesto di co-curare il progetto. Non è il tipo che ama vantarsi dei propri talenti ed è riluttante a concedere troppe interviste. Tuttavia, ciò che ho capito lavorando con lei è che il suo modo di operare collaborativo è guidato da un occhio dal perfezionismo assoluto e un istinto infallibile nel capire ciò che funziona. Inoltre, non dimentica mai nulla: non un abito, un taglio, un’emozione, un quadro. Ricorda ogni episodio del backstage, da quelli più esilaranti a quelli tesi fino a quelli che non possono essere messi per iscritto. Tutto questo, oltre alla lealtà e al talento, sono le caratteristiche che hanno attratto Lee McQueen e, oserei dire, anche la Duchessa di Cambridge.
È molto tipico della sua persona far partire un progetto che ha a che fare con l’ispirare e il motivare gli studenti ritrovandosi a sua volta ad essere ispirata lei stessa. I veri fan McQueen non potranno non notare un abito indossato da Stella Tennant durante la sfilata primavera estate 2020, impreziosito con ricami di schizzi realizzati dagli studenti del Central Saint Martins durante una sessione di illustrazione di moda tenutasi presso lo store McQueen a inizio dell’anno. Nelle note di sfilata che accompagnavano lo show parigino, tutti gli studenti erano accreditati per nome per le loro opere, come anche, in gruppo, i vari membri dello staff di tutta l’azienda che si sono occupati dei ricami a mano.
Chloe Le Drezen
L’eco del passato all’insegna della tradizione manuale e partecipativa promossa da Lee McQueen continuerà a riecheggiare nel futuro? È sicuramente qualcosa che sta molto a cuore anche a Sarah Burton. Sta trovando una sua voce distintiva in maniera sempre più chiara attraverso la condivisione con gli altri, nel modo più reale e concreto che esista. Alla fine della sua ultima sfilata, quando ha portato in passerella il team di persone con cui lavora dietro le quinte per accogliere l’applauso insieme a loro, le gente del pubblico era in lacrime. La sua attenzione per la comunità, il lavoro di squadra, il suo modo di operare in maniera pacata, profonda e sincera è finalmente diventato il suo super potere.
**Roses è aperta al pubblico durante l’orario di apertura dello store Alexander McQueen al numero 27 di Old Bond Street, Mayfair, Londra **
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Vogue.co.uk
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