Per la sua prima apparizione in Canada, Meghan Markle è scesa dai tacchi e si è infilata un paio di stivali con la suola carrarmato firmati Le Chameau a corredo di un look piuttosto sportivo data la neve che cade su Vancouver. Quel Barbour imbottito visto nella stessa circostanza era probabilmente custodito nel guardaroba della casa di Toronto abitata da una giovane attrice protagonista della serie tv Suits.
Prima di essere duchessa del Sussex, Meghan Markle è stata Rachel Zane, il personaggio da lei interpretato nel legal drama che le ha dato la popolarità: proprio da lì viene il maglione bianco con le trecce che compare negli scatti in cui la ritraggono negli spazi del Downtown Eastside Women Center della città canadese. Un outfit che sembra cancellare gli sfarzi di un matrimonio reale ma che potrebbe essere in realtà un ponte tra le due Meghan: la regina del lifestyle animatrice del sito The Tig chiuso a causa del suo ingresso in casa Windsor e l’icona di stile che abbiamo conosciuto e apprezzato negli ultimi anni. Abbiamo motivo di credere che la moda sarà una delle frecce nell’arco dei fondatori del brand Sussex Royal, un asset strategico per la coppia che sogna un’indipendenza economica. Se Agatha Christie diceva che se un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi fanno una prova, noi per scommettere su un futuro di collezioni firmate da Meghan Markle di indizi ne squaderniamo almeno cinque.
1. Il marchio registrato
Partiamo dall’aspetto burocratico ovvero la domanda depositata all’ufficio per la tutela della proprietà intellettuale. In data 21 giugno 2019 Harry e Meghan tra i settori che coprirebbero con il cappello della Fondazione Sussex Royal hanno indicato abbigliamento e accessori, inserendo nell’elenco dai cappotti alle t-shirt, passando per le calzature e le cravatte inserendo addirittura calze e bandane. Stando a quanto si legge sul The Guardian, i consulenti incaricati però non avevano registrato il marchio fuori dal Regno Unito fatto sta che pare che dall’Italia sia partita una richiesta per accaparrarsi il diritto oltre i confini britannici. Se davvero le cose stanno così, il debutto di un eventuale brand appare subito un po’ in salita dal momento riprendersi ciò che sarebbe loro potrebbe essere piuttosto costoso.
2. Le amiche del cuore
I punti fermi di Meghan Markle sono sempre state le amiche Misha Nonoo e Jessica Mulroney. La prima che pare sia stata anche la regista dell’incontro tra lei e Harry è una stilista mentre la Mulroney, stylist e wedding planner, ha contribuito alla costruzione della fashion icon dal matrimonio in avanti. Entrambe sono molto importanti non solo per quanto riguarda il supporto emotivo ma anche nelle scelte di stile della duchessa. È proprio di Misha Nonoo la camicia indossata da Meghan in occasione della prima uscita pubblica con Harry così come lo è quella sfoggiata per il primo impegno dopo la maternità, guarda caso proprio il lancio della collezione Smart Works.
3. La capsule collection charity, l’illustre precedente
Quando Meghan lanciava la collezione a supporto dell’associazione no-profit Smart Works lo scorso settembre aveva già in mente il “brand” Sussex Royal. Proprio per quel progetto nato per raccogliere fondi a favore dell’inserimento lavorativo delle donne in difficoltà aveva chiamato a collaborare Misha Nonoo: insieme a tre brand – Marks & Spencer, John Lewis & Partners e Jigsaw – avevano dato vita a una serie di capi semplici e puliti che rispecchiavano appieno lo stile della duchessa. Visto il successo dell’iniziativa, perché smettere?
4. Brand etici e sostenibili, Meghan Markle talent scout
Ci sono una serie di marchi che a Meghan Markle devono tutto, dal successo planetario al sito in panne. Molti di questi, indossati in occasioni ufficiali soprattutto nei tour reali, avevano un approccio etico ai materiali, alla produzione e alla destinazione finale. Proprio l’altro giorno a Vancouver, Meghan ha ritirato fuori la sua borsa Cuyana, il brand nato per proporre un lusso accessibile ma rispettoso dell’ambiente. Ci sono i jeans “etici” firmati Outland Denim, il brand che si oppone allo sfruttamento delle donne in Asia e offre loro un lavoro, le ballerine Rothy’s realizzate con le bottiglie di plastica riciclata e riciclabili a loro volta o i capi disegnati da Serena Williams, altra amica del cuore di Meghan, che vogliono favorire l’empowerment femminile.
5. Il «Meghan Effect»
Last but not least, il celebre affetto Meghan che fa girare l’economia in maniera vorticosa. C’è da dire che se Meghan ama la moda, la moda non sta di certo a guardare. Tra le tante voci che girano, ci sarebbe anche quella di una collaborazione già in cantiere tra fondatrice di Sussex Royal e Clare Waight Keller, la designer di Givenchy entrata nella storia per averle disegnato l’abito da sposa. Giustamente, ai primi segnali di insofferenza per una vita che appena provata cominciava a stare un po’ stretta, la nostra deve aver pensato che se tutti guadagnano sul suo nome e sulle sue scelte, chi era lei a quel punto per non provarci? State a vedere che alla fine il buon matrimonio l’ha fatto Harry e non viceversa…
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