«Mi piace pensare alla nostra azienda come a un’arnia – ci racconta Gabriele Bianchi, responsabile amministrativo di Bianchi e Nardi 1946, brand di borse di lusso artigianali – dove ognuno di noi, proprio come le api, si impegna nel suo settore con energia e dedizione per contribuire a portare avanti il progetto comune: il nostro lavoro».
Lo abbiamo incontrato a Scandicci, dove ha sede l’azienda pellettiera, per farci raccontare questa bella realtà del Made in Italy e la nuova capsule collection di borse lusso della primavera estate 2020: la Kimono Bag.
Una storia di famiglia, che va avanti da tre generazioni. Tutto è iniziato nel 1946 dall’incontro tra le grandi idee di Aldemaro Nardi e le mani talentuose di Mario Bianchi. I due, nell’Italia che stava ripartendo dopo la guerra, aprono una società e fanno nascere l’azienda, producendo pelletteria per le più famose maison di moda. Negli anni Settanta è il momento dei loro figli e nel 2013 il debutto dei nipoti alla guida dell’azienda: Gabriele e Giulia Bianchi, Alessandro, Andrea e Laura Nardi.
Giovani e intraprendenti, hanno decisamente le idee chiare: continuare valorizzando i punti di forza, ovvero tecnica, creatività, cura dei dettagli, ma proponendo al mercato delle borse lusso anche qualcosa di nuovo. Così nel 2015 nasce il loro brand: Bianchi e Nardi 1946. Iniziamo il tour dello stabilimento, diviso per comparti produttivi. Si parte da dove tutto parte: la stanza della modelleria. Qui Gabriele ci presenta Gianni, responsabile della sezione, prossimo alla pensione. «Ha letteralmente passato tutta la sua vita in azienda – ci spiega – assunto dai nostri nonni, non ha mai sentito l’esigenza di andarsene. Per me è un orgoglio: sapere che in tutti questi anni è rimasto qui significa che con noi sta bene. È quello che sogno per tutti i nostri dipendenti, sono il valore più grande».
E in questo lavoro, fatto di competenze e segreti tramandati, capiamo presto che sono davvero le persone a fare la differenza. Qui ogni senior è affiancato da un giovane, in questo modo l’eccellenza viene tramandata e preservata.
Ci avviciniamo al reparto dove vengono trattate le pelli pregiate, materie deluxe di grandissimo valore. Il valore del coccodrillo, per esempio? Costa fino a 30 euro al centimetro. E, infatti, le pelli vengono conservate e custodite dentro a caveau in cemento armato e con porte blindate talmente spesse che ricordano in tutto e per tutto quelli delle banche.
Ogni pezzo è certificato e ha una carta d’identità che ne attesta la provenienza, caratteristica imprescindibile per una azienda che tratta nelle pelli di lusso.
La lavorazione è tutta artigianale: dalla bagnatura (che ammorbidisce) all’inchiodatura (per allungare) fino all’agatatura (per lucidare). Quest’ultimo procedimento è anche il cavallo di battaglia dell’azienda. Come suggerisce il nome, la pelle di coccodrillo viene trattata con una pietra d’agata che, grazie alla pressione calibrata con sapienza da un maestro artigiano, permette di ottenere un’estrema lucentezza.
E poi, il reparto dove si confezionano le borse e infine il controllo di qualità. Il prodotto è finito e può essere spedito a negozi e alla clientela finale.
É arrivato il momento di fare qualche domanda a Gabriele, per scoprire ancora di più.
Cosa c’è delle vostre famiglie in queste borse?
«C’è tutto: il sacrificio, la passione, il lavoro. Ogni giorno per noi è una scommessa sul futuro, in cui investiamo sempre».
Chi compra le vostre collezioni?
«Essendo un prodotto di lusso sarebbe facile immaginare che i nostri clienti siano unicamente senior. La sorpresa bella, invece, è stata quella di scoprire che molti giovani, dai 20 ai 30 anni (per la maggioranza asiatici e americani), amano le Bianchi e Nardi 1946».
Cosa cercano i clienti di questa generazione?
«Abbiamo scoperto che questa fascia d’età è attenta alla qualità e alla tradizione. E con ancora più piacere accogliamo le loro richieste sulla sostenibilità. Per questo utilizziamo in alcune linee una concia vegetale senza cromo che regala alle borse delle tonalità meno brillanti ma più naturali».
Su cosa puntate per la collezione primavera/estate 2020?
«Sempre sui nostri classici modelli, dai più rigidi ai soft. In più abbiamo pensato a una capsule speciale, la Kimono Bag. Idea che nasce dal nostro archivio: ci ha ispirato un modello di borsa in cerniera (con chiusura rigida in testa) del 1978 creato appositamente per il mercato orientale. Le linee infatti ricordano la chiusura a strati della tipica veste giapponese. Da quello abbiamo creato cinque varianti in due modelli (top-handle e clutch). I materiali sono deluxe: coccodrillo, pitone, lucertola. Per le chiusure abbiamo scelto pietre dure come ametiste, quarzi, lapislazzuli. Un omaggio alla terra del Sol Levante».
Che donna vorrebbe vedere con al braccio una delle vostre borse?
«In passato so che le nostre bags erano amate da attrici come Gina Lollobrigida e personaggi famosi, oggi non immagino un nome in particolare. Sogno di vederla indossata da una donna di buon gusto e da chi è in grado di apprezzarne il valore artigianale».
Quali sono i vostri prossimi progetti?
«Puntiamo sul servizio di Bespoke, per noi il vero lusso. Nel nostro spazio Atelier di via Sant’Andrea, nel quadrilatero milanese della moda, siamo pronti per accogliere i clienti che sognano un pezzo unico e fargli vivere una vera experience di personalizzazione».
Noi siamo d’accordo, il lusso è: esperienza, unicità, tradizione, artigianalità. E il sapere tramandato di generazione in generazione di queste famiglie ne è la prova (fatta borsa).
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